sabato 5 aprile 2014

LA LEGGENDA DEL FIUMELATTE

Sono felice di segnalarvi il mio articolo scritto sul magico Fiumelatte, che scorre nel paesino di Varenna in provincia di Lecco, e pubblicato dal sito " Il Tempio della ninfa" .
Potete leggerlo qui sotto oppure a questo link  
http://www.tempiodellaninfa.net/public/print.php?sid=285

Quando ero piccola mi recavo molto spesso nella casa di vacanza dei miei genitori, sul Lago di Como. Durante il tragitto attraversavamo un paesino di nome Varenna, vicino a Lecco, e dal finestrino della mia auto vedevo sempre una cascatella bianca formata da un piccolo fiume che attraversa il paese, la cui sorgente si trova poco più sopra, nel cuore delle montagne della zona.

Questa cascatella emanava ai miei occhi di bambina un grande fascino magico. Sentivo per essa una forte attrazione, qualcosa di misterioso e affascinante, tanto che ero molto entusiasta ogni volta che percorrevamo quel tragitto e chiedevo sempre ai miei genitori di avvisarmi quando le fossimo passati accanto, per poter rimirare, anche se per pochi minuti, il suo candido fluire.
Questo piccolo corso d’acqua si chiama Fiumelatte e ha la peculiarità di essere il fiume più corto d'Italia, come recita il cartello posto vicino al suo passaggio. Inoltre le sue acque sono sempre bianche e spumose, proprio come il latte. Di qui il suo nome particolare.




Dopo diversi anni dai miei viaggi a Fiumelatte, scoprii in un libro di storie e filastrocche lariane una bellissima leggenda nella quale il breve fiumiciattolo era protagonista.
In essa si narra che alla sua sorgente vi era una grotta misteriosa, in cui dei giovani ragazzi scomparvero misteriosamente per poi ricomparire dopo diverso tempo, con i capelli bianchi, invecchiati e sconvolti, raccontando di incredibili avventure vissute in un magico mondo abitato da ninfe e fanciulle bellissime.
Facendo alcune ricerche scoprii poi che Fiumelatte è luogo di altre fiabe e storie popolari, che riconoscono l'alone magico e misterioso emanato dalle sue candide acque schiumose e dalle grotte celate nella profondità della montagna, dove esso ha origine.
Lo stesso biancore del fiume, che ricorda il latte appena munto, rimanda simbolicamente alla purezza, alla fertilità e al nutrimento materno.

Narra la leggenda che in giorni molto lontani abitava a Varenna una bellissima fanciulla, simile per la sua bellezza a una rosa, e per la sua eleganza a un ciclamino.
Tre giovani del paese, incantati dal suo splendore, si erano perdutamente innamorati di lei e decisero di manifestarle il loro amore.
La fanciulla però non si lasciò intenerire e continuò a respingere i tre spasimanti, finché un giorno, indicando il vivace scorrere di Fiumelatte, disse loro che avrebbe sposato chi dei tre fosse riuscito a scoprire la sua sorgente e la profondità della grotta da cui esso nasce.
Il misterioso fiume attraversava il paesino e le sue acque erano sempre candide e spumose come il latte. Esso scorreva copioso dalla primavera all'autunno, e si prosciugava inspiegabilmente durante il periodo invernale. Il mistero di questo fiume era reso ancora più affascinante dalla sua fonte, che era nascosta alla vista degli uomini da una paurosa e buia caverna, dove nessuno aveva mai osato mettere piede.
I tre giovani, sentita la proposta della ragazza, salutarono i loro cari e si inoltrarono nella profondità della grotta.
Per giorni e giorni non si seppe nulla circa la loro sorte. Le loro madri trascorrevano intere giornate in preghiera e la fanciulla iniziò a rattristarsi tanto, finché si nascose alla vista di tutti e le sue guance, da rosee, divennero pallide, per il dolore della perdita dei suoi innamorati.
Quando la speranza di rivederli vivi aveva ormai abbandonato tutti, i tre giovani fecero improvvisamente ritorno alle loro case. Il loro aspetto, però, era assai cambiato: i loro capelli erano diventati bianchi, i volti erano sconvolti ed essi mormoravano frasi sconnesse, raccontando di incredibili avventure.
Tutti e tre morirono contemporaneamente, dopo tre giorni.
Il primo dei tre narrò che, appena sceso nella grotta, cadde tra le braccia di una soavissima fanciulla, che gli fece bere da una coppa uno strano liquore, e gli parve di librarsi leggero nell’aria, di solcare le nubi e la luce delle stelle, di sentire armonie arcane e di intravedere in un lampo la soglia del cielo, di essere accolto da schiere divine che gli ponevano sul capo il serto immortale e gli davano il bacio che doveva renderlo felice in eterno. Ma appena ebbe finito di bere dalla coppa, tutto scomparve e precipitò nelle tenebre.
Il secondo giovane giurò che, giunto sul fondo delle caverne, camminò a lungo vagando sotto i monti e sotto il mare, finché nel buio immenso gli giunse l’eco di suoni giulivi e una luce dissipò le onde. Gli apparve allora una reggia fatata, dove mille fanciulle sedute su troni di luce, avvolte in veli sottili, lasciavano intravedere tutta la loro provocante bellezza. La Maga Regina lo prese per mano lo trascinò in una ridda di giri veloci, a cui si aggiunsero tutte le fanciulle.
Gli pareva di aver già conquistato il serto con cui la sua innamorata l’avrebbe coronato suo sposo quando, terminato quel giro fatale, ritornò tutto buio come prima.
Il terzo giovane, invece, non disse nulla: i suoi occhi morenti si chiusero alla vista della luce, ed egli continuò a pronunciare lamenti che nessun mortale potrebbe ripetere.
La bella fanciulla di Varenna si vestì a lutto e si nascose per sempre.
E da allora nessuno ebbe più l'ardire di inoltrarsi nella grotta di Fiumelatte.

Forse nel profondo delle caverne scure e buie del bianco fiume vi fu in un tempo passato (e forse c'è ancora oggi) una magica Soglia, che permetteva ai mortali di raggiungere il mondo fatato. Quel mondo la cui eco si può ravvisare nel racconto dei tre giovani pretendenti, che rimanda fortemente ai vari resoconti, fatti in ogni tempo e in ogni luogo, di esperienze estatiche vissute fuori dal corpo.
È interessante anche notare la grandissima somiglianza delle esperienze narrate dai due giovani varennesi con i miti e le fiabe – specialmente celtici – che raccontano i viaggi iniziatici dei giovani cavalieri nell’Altromondo.
Le visioni che emergono in questa storia sono infatti simili in tutto e per tutto alle leggende sulla sacra Terra delle Donne: un reame arcano, abitato da soavi regine e luminose ancelle, ovvero da antichissime entità magiche e fatate che venivano descritte come fanciulle bellissime, sensuali ed eternamente giovani.
Una Terra in cui regnavano sovrane l’Armonia, la Bellezza e la Gioia; una Terra di Magia e Incanto perenni, in cui erano custoditi arcaici e preziosissimi tesori.

I miti e le leggende antichi ci parlano anche dell’entusiasmo che colpiva e travolgeva gli esseri umani che incontravano le ninfe, poiché era risaputo che la loro vista procurasse una gioia e un’eccitazione irrefrenabili, ma anche un profondo innamoramento e la perdizione inconsolabile che poteva portare fino alla pazzia o alla morte.
Si diceva, infatti, che quando le fanciulle fatate decidevano di attrarre a sé un mortale, lo conducevano in meravigliosi castelli, su isole magiche cosparse di meli in fiore e in verdissimi giardini, dove la vita era tanto felice e armoniosa da indurre gli uomini a non desiderare più di tornare a vivere sulla terra.
Se però questo succedeva, essi non sopravvivevano mai a lungo, perché chi aveva avuto la grande Fortuna di guardare negli occhi una ninfa non avrebbe più potuto vivere lontano dal quel divino sguardo e presto sarebbe perito o impazzito.
E forse questo è proprio ciò che successe ai tre protagonisti della leggenda di Fiumelatte.

***

Il candido Fiumelatte, che scorre attraverso Varenna e nel suo vivace gorgogliare narra ancora oggi la sua magica storia.





La misteriosa sorgente di Fiumelatte, che si nasconde nel cuore misterioso della montagna.




Fonti

Il libro delle filastrocche lariane per i più piccoli, Carlo Gervasoni, Demetra, Colognola ai Colli, 1997
Entità Fatate della Padania, Alberta Dalbosco e Carla Brughi, Edizioni della Terra di Mezzo, Milano, 1993
http://amoillario.blog.tiscali.it/2007/11/05/leggende_di_fiumelatte_1820854-shtml/ [1]


Testo di Syama. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citare la fonte.